martedì 27 luglio 2010

Il Conte Amedeo VI di Savoia e Venezia


Fra il 1366 e il 1367 Amurat I, Sultano dei Turchi, aveva fatto di Andrinopoli capitale del suo impero, che, poco distante da Costantinopoli, capitale dell'impero greco, ne andava a minacciare la sopravvivenza stessa.
L'imperatore Giovanni Paleologo, sentendo il pericolo prossimo, sollecitava soccorsi dall'Europa, ed il Papa Urbano V, fortemente desideroso di riconciliare la chiesa Greca con quella Latina, spinse le potenze d'Europa ad armarsi per la gran causa della religione e della civiltà.
I soli ad inscriversi per quella crociata furono Giovanni II re di Francia, Pietro di Lusignano re di Cipro ed Amedeo VI di Savoia, detto “Il Conte Verde”.
Ma entro breve sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe sconvolto la messa in opera della crociata stessa…
Il re francese morì, il re di Cipro che aveva preso Alessandria d'Egitto, ne è respinto dai Turchi, e “il Conte Verde”, cugino dell’Imperatore stesso, resosi conto delle condizioni agonizzanti dell’Impero e - soprattutto – dalla corruzione e decadenza della società bizantina stessa, così diversa dalla schiettezza a volte anche un po’ rude, ma onesta e sincera, dei savoiani e piemontesi, e, nonostante si trovasse solo nel rischio, non esita a prepararsi e ad invitare i suoi parenti ed alleati a condividere con lui le guerriere fatiche e la gloria.
A sue spese noleggiò galee Veneziane per il trasporto del suo esercito di cavalieri e fanti.
Le milizie lombarde presenti erano guidate da Cesare Visconti (nipote del “Conte Verde”), mentre le galee veneziane erano comandate da Federico Corner.
Il risultato fu veramente degno di un’abile condottiero alla guida di un’esercito ben organizzato ed addestrato:
riprendono Gallipoli con un eroico assalto (estate del 1366), liberano i Dardanelli dai Turchi, riconquistano il tratto di costa europea del Mar Nero strappando varie città ai Bulgari (fra cui Sozopoli, Anchialo, Mesembria e Varna) e riconsegnandole all’Impero.
Finalmente, il 23 gennaio del 1367, la spedizione termina con la liberazione dell’Imperatore Giovanni Paleologo che era stato fatto prigioniero dallo Zar dei Bulgari, Giovanni Shishman.
Il ritorno in patria è trionfale: grandi accoglienze vengono riservate in tutte le città veneziane toccate (da Corone a Durazzo, a Zara), nella stessa Venezia, a Milano e a Pavia.

Nel 1350 fonda l'Ordine del Cigno Nero (in occasione delle nozze della sorella Bianca con Galeazzo II Visconti), e la Compagnia del Collare,a capo della quale partecipa a molti tornei: il gruppo era formato da 15 cavalieri, che oltre all'abito verde portavano un collare d'argento dorato con il motto “FERT” (Fortitudo Eius Rhodum Tenuit ) chiuso da un anello con tre lacci d'amore a doppio intreccio, dono del Conte e prezioso segno di riconoscimento.
La compagnia del Collare divenne in seguito Ordine Cavalleresco, e fu dotato successivamente dallo stesso fondatore di carattere religioso-militare.
La Compagnia diverrà nel 1518 successivamente l’Ordine dell'Annunziata con Carlo II, che portò il numero dei cavalieri da 15 a 20 e ne modificò il collare, che risultò composto da lacci d'amore intrecciati con il motto "FERT" ma con l’aggiunta di 15 rose bianche e vermiglie, alternate, in onore della Vergine, e un medaglione con raffigurata l'Annunciazione.
In seguito diverrà la suprema ricompensa concessa per alti servigi resi allo Stato: gl'insigniti dell'Ordine erano considerati “cugini” del re.

Il “Conte Verde” muore di peste a Santo Stefano presso Castropignano (Campobasso) il 1° Marzo 1383, durante una spedizione dov’è accorso con 1000 lance per sostenere i diritti di Luigi D’Angiò, sul Regno di Napoli.
Fu sepolto a Hautecombe, in Savoia.

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