sabato 31 luglio 2010

Ruggine a Venezia

Quando niente viene a turbare il mare nei canali, l'acqua comincia a riacquistare le sue sfumature, spesso denaturate. I veri colori subentrano con lo specchiarsi del cielo e del sole, con i riflessi dei profili della città sulla superficie che scintilla - li avevo conosciuti nei quadri dei pittori prima di vederli nella realtà, non so dove siano più veri.
Un sottile strato di vegetazione compare sui muri e sulle scale e poi scompare; verde che di sopra sembra muschio e più in basso, nell'acqua, diventa alga.
Alcune sono di un verde cupo - ho visto questo colore anche sul piviale di un santo in una chiesa di Castello e in una minuscola cappella di Cannaregio.
L'umidità penetra tutto: il muro e la pietra, il legno, il ferro e anche l'anima. Osservo una trave fradicia, gonfia, zuppa d'acqua: la stessa acqua impedisce ad altra acqua di entrarci dentro. Quando ci appoggi la mano, non sai se tocchi il legno o il liquido.
Le assi marciscono, come i tronchi incastrati nelle fondamenta o la bitta d'ormeggio sul molo.
La pietra imputridisce a sua volta, a modo suo. L'umidità stessa invecchia nella pietra, nel legno, nel mattone...
Che dire della sua vecchiaia?
Il ferro è roso dalla ruggine, qui profonda, lì superficiale, di diversi colori: nera, rossa, dorata. Ruggine fulva.
Si possono trovare tutte queste sfumature nei quadri di Tintoretto o dell'ultimo Tiziano.
Il legame tra ruggine e patina sarà decifrato meglio da chi scruta gli antichi portali di metallo, le grate e le griglie, le piastre sulle vere da pozzo, i parapetti, le serrature con le loro chiavi.
Di fatto non riesco a spiegarmi perché alcuni oggetti di ferro invecchiando si rivestano subito di patina, mentre alti, vicini, arrugginiscono di dentro e di fuori.
A Venezia la ruggine è sfarzosa. La patina somiglia ad una doratura.

5 commenti:

  1. La ruggine conferisce a Venezia una patina di antichità, quindi di nobiltà. Essa contribuisce a renderla una città antica ma vera, a differenza di altri luoghi moderni e finti sparsi nel mondo che cercano di imitarla. La ruggine a Venezia è, come le sue pietre e i legni, uno dei segni particolari della città (da inserire in una virtuale carta d'identità). Qui la ruggine è però solo segno di antichità, non di vecchiaia.

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  2. Perché svilire la parola "vecchiaia"? Essa è invece nobile e salda, profuma di saggezza e di vita... non releghiamo le parole nel loro senso comune, diamole loro tutto il respiro che posseggono, senza i limiti colpevoli di una società che finge se stessa e chiama "operatori ecologici" gli spazzini, o dice "è mancato" invece di "è morto"...

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  3. Non era questo il senso che volevo dare al mio commento. La vecchiaia prelude alla morte, io invece auguro alle generazioni future di poter ammirare Venezia con la stessa opportunità che abbiamo noi. Per questo preferisco parlare di Venezia come città antica piuttosto che vecchia. Tuttavia uno dei saluti che più usiamo a Venezia, tu lo sai, è: "Ciao vecio mio, come va?".

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